Sapori di Albidona, tra gourmet e tradizioni locali autentiche

Sapori di Albidona, tra gourmet e tradizioni locali autentiche

di Andrea Bignardi
La Calabria è ricca di terre inesplorate, fuori dal turismo di massa ma che al tempo stesso provano ad inserirsi in un mercato di nicchia fatto di amatori delle emozioni autentiche e selvagge che questa terra sa regalare. Ricca di luoghi nei quali la cucina tradizionale resta ancora fedele ai sapori di casa e quasi del tutto intaccata dalle tendenze gourmet. O in cui, quando le sposa, lo fa con semplicità e aderenza ad una materia prima valorizzata nella sua essenza squisitamente locale. Uno di questi luoghi sconosciuti e davvero fuori dai circuiti turistici è Albidona.
Un piccolo comune di poco più di 1200 abitanti ai piedi del Parco Nazionale del Pollino, sito su un altopiano a poco più di ottocento metri sul livello del mare, che è però a dispetto di quanto possa sembrare ben visibile dal centro storico ricco di interessanti monumenti storici tra cui spicca la chiesa madre dedicata al patrono San Michele Arcangelo. Lo Jonio è raggiungibile con una tortuosa ma celere strada provinciale che unisce l’abitato tanto al piccolo e tranquillissimo lembo di spiaggia cittadino, un ghiaiato bagnato da acque a dir poco limpide e cristalline. Il silenzio e la pace regnano in un comune tanto vicino geograficamente quanto distante nel contesto da interessanti (ma a dir poco vivaci nel periodo estivo) località di mare quali Trebisacce, Villapiana, Roseto Capo Spulico.

Basta fare una deviazione di poco più di un chilometro dalla statale Jonica per trovarsi dritti nel bellissimo complesso della Masseria Torre di Albidona, edificato ai piedi di una torre di avvistamento inserita in un sistema di difesa dalle incursioni saracene. Oggi recuperata, ospita una biblioteca visitabile su appuntamento.
La cura del dettaglio, tanto negli spazi comuni quanto nei gradevoli residence del complesso apprezzati da turisti attenti, italiani e stranieri, è davvero notevole, soprattutto rispetto alla media della zona circostante, e probabilmente del Sud in generale. Al ristorante si spazia su menú degustazione ispirati ai sapori del territorio curati dallo chef Pietro Acciardi.
Con proposte che, al di là di un giudizio di merito tecnico che certamente non compete a chi racconta esperienze di viaggi e gusto, sono assolutamente non scontate e seguono la stagionalità del paniere di prodotti locali.

Basta dare un’occhiata alla degustazione di mare proposta in carta in una sera di fine estate (insieme ad un altrettanto piacevole menù di terra): insalata di polpo su
crema di pesche noci e granella di pistacchio, Carpaccio di spada con insalata di farro e burrata, Tortino di patate e baccalà con cipolla rossa caramellata ed olive nere infornate aprono le porte a un pacchetto in salsa dello Jonio con rucola e mandorle tostate e poi ad un filetto di spigola in crosta di melanzane con scampo gratinato alla mentuccia su riduzione di vino rosso.Dando un’occhiata alla segnaletica stradale non sono pochi i ristoranti e gli agriturismi del luogo che offrono – almeno a loro detta – cucina tradizionale: per esigenze di tempo purtroppo non mi è stato possibile visitarli tutti.

A sette chilometri da Trebisacce, lungo la strada che conduce al centro cittadino, immerso nella macchia mediterranea di colline brulle e argillose (il flysch è una vera perla per gli appassionati di geologia) che digradano verso il mare, c’è Il “Posto di Ristoro”, storico ristorante del luogo attivo sin dagli anni ‘30 del ‘900 e gestito con cura da Francesco Laschera e dalla moglie che lo hanno riportato agli antichi splendori.

La tradizione locale e l’autenticità dei sapori dell’orto regnano sovrane in piatti serviti sul gradevolissimo terrazzo come la stigliola (a base di peperoni in umido ed interiora di capretto), peperoni, salsiccia e patate, gli antipasti a base di salumi e formaggi locali, i sottaceti dell’orto rigorosamente di produzione propria e gli imperdibili frizzulli (“firzuw” in dialetto locale, fusilli al ferretto) al ragù di carne. Re del pasto è indubbiamente il salame crudo di Albidona, iscritto nell’elenco regionale dei Pat (Prodotti agroalimentari tradizionali) per le sue caratteristiche organolettiche e la tipicità del suo metodo di produzione, che avviene tipicamente a partire da metà gennaio, periodo tradizionalmente dedicato al rituale della macellazione dei suini.

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